di Simona Moliterno

Neurosystemics n° 5/2016 marzo 2016


“Portatemi via la mia gente e lasciatemi le aziende vuote e presto l’erba crescerà sul pavimento dei reparti.

Portatemi via le aziende e lasciatemi le persone con cui lavoro e presto avrò aziende migliori di prima.”
Andrew Carnegie

Nei giorni 25 e 26 febbraio 2016, presso la sede di IEN Business School, nell’incantata cornice della Baia del Silenzio a Sestri Levante, si è tenuto il workshop “Wellness Organizzativo®: come migliorare soddisfazione e risultati delle persone”. Durante le due giornate si sono alternati momenti di relazione ed esercitazioni in aula, presieduti da Marco Rotondi, presidente di IEN Istituto Europeo Neurosistemica, che si occupa da anni di Wellness Organizzativo® realizzando check up e progetti nelle aziende su territorio nazionale; ci sono stati anche spazi di condivisione di esperienze e discussione sulle difficoltà e opportunità per realizzare ambienti di Wellness Organizzativo® in azienda e una tavola rotonda alla quale hanno partecipato Fabio Belli, CEO di Fagioli Group Spa, e Roberto Buzio, Direttore HR di Verallia Italia.

Con il termine Wellness Organizzativo® si intende “un ambiente psico-fisico-organizzativo-relazionale tale da produrre soddisfazione e benessere (se non felicità) nelle persone che lavorano nella e per l’azienda lungo tutto il suo ciclo di business” [Rotondi, 2008]; da questa definizione emerge già un aspetto importante, ossia la multidimensionalità delle esperienze di Wellness Organizzativo® come elemento necessario per creare realmente soddisfazione e benessere nei propri dipendenti. Una domanda che ci si potrebbe porre, soprattutto in un momento storico dove la crisi economica tocca profondamente i bilanci delle aziende di quasi tutti i settori, è “Perché investire nel Wellness Organizzativo®?”. Per rispondere in modo esaustivo è opportuno partire dalla definizione delle risorse (assets) che compongono il valore di un’azienda:

  • TANGIBLE ASSETS, che comprendono le risorse fisiche ed economiche di un’organizzazione;
  • INTANGIBLE ASSETS, che comprendono il capitale relazionale con l’ambiente (reputazione, soddisfazione e lealtà del cliente, immagine e brand), il capitale d’innovazione (proprietà intellettuali, nuovi prodotti e servizi), il capitale organizzativo interno (knowledge management, know how aziendale organizzato e formalizzato, ma anche quello non strettamente separabile dall’organizzazione) e il capitale umano.

Di tutti gli intangible assets, il capitale umano rappresenta la risorsa organizzativa dalla quale dipendono tutte le altre e che maggiormente influenza la buona riuscita del business aziendale. Le competenze e la voglia di fare dei dipendenti sono la base dalla quale sviluppare miglioramenti e innovazioni, strutturando al meglio i processi organizzativi interni; da questi miglioramenti di processo scaturiscono prodotti e/o servizi di qualità, che intervengono ad aumentare la soddisfazione del cliente, la quale produce migliori risultati economici e finanziari. Curare il capitale umano vuol dire quindi mettere le basi per far funzionare l’azienda nel tempo. Alcuni imprenditori illuminati, come Adriano Olivetti ed Enrico Mattei, hanno capito profondamente come il benessere e la felicità dei propri dipendenti possa essere il motore per la crescita della propria organizzazione e del proprio business come realtà completa e integrata a 360 gradi con l’ambiente circostante.

In una realtà dove le persone sono importanti e dove ognuno è chiamato ad apportare il proprio contributo per la crescita dell’azienda, nessuno deve essere invisibile. Un ambiente che crea wellness aiuta le persone ad uscire dall’invisibilità, producendo nuovi significati alle occupazioni quotidiane, mobilitando nuove energie e costruendo reti relazionali solide e durature nel tempo.

Secondo il modello sviluppato dal team dell’Istituto Europeo Neurosistemica (IEN), proposto durante il workshop proprio da Marco Rotondi, ingegnere, psicologo del lavoro ed esperto del tema, le dimensioni (driver) del Wellness Organizzativo® sono sette:

  1. WELFARE AZIENDALE FACILITIES, una serie di benefits, facilities e servizi alla persona e alla sua famiglia (assistenze e/o previdenze integrative, check up sanitari, vacanze, asili, sport…) pensati per diminuire le preoccupazioni e le incombenze quotidiane, rendendo così più facile e comoda la vita fuori dall’azienda;
  2. ERGONOMICS, attenzione alla dimensione fisica del benessere e alla salute delle persone lungo tutto il percorso di vita, con una cura particolare agli aspetti fisici del lavoro (spazi lavorativi, arredamento, strumentazione…);
  3. WORK-LIFE SYNCHRO, attenzione al bilanciamento dei tempi, dei pesi e dei valori tra vita lavorativa e vita privata, promozione e sviluppo della qualità della vita globale, dell’autosviluppo e del self-empowerment;
  4. HR PROCESS, utilizzo di sistemi aziendali di gestione delle Risorse Umane centrati sullo sviluppo, la creazione di senso, l’empowerment, il diversity management, la soddisfazione delle persone che vi operano e sulla valorizzazione dei loro talenti attraverso traiettorie individuali di sviluppo concordate;
  5. LEADERSHIP, utilizzo diffuso e prevalente da parte dei capi di uno stile di guida dei collaboratori coinvolgente, partecipativo, schietto ed empowerizzante, tale da far sentire ad ognuno di essere importante e di poter fare la differenza nei risultati dell’azienda, utilizzo di una catena di comando efficace;
  6. RELATIONSHIP, sviluppo di clima di partecipazione e scambio bilaterale effettivo tra organizzazione e persone (ascolto organizzativo e comunicazione interna) e tra le persone stesse in modo da creare un’atmosfera di lealtà, fiducia e collaborazione, promozione di reticoli relazionali solidi, di modalità di confronto e incontro fuori dai ruoli, di capacità di lavorare in team;
  7. WORK LEARNING PLACE, progettazione e realizzazione di un’organizzazione del lavoro orientata alla crescita e alla valorizzazione delle persone, pensata per far leva sull’apprendimento come motore motivazionale fondamentale, costruzione per ogni job del giusto mix tra operatività e apprendimento, strutturazione e capitalizzazione delle competenze e del know how.

Al fine di creare un progetto che calzi a pennello con la propria realtà aziendale, è utile realizzare prima un check up dell’organizzazione, valutando ogni driver rispetto alla propria situazione aziendale, per capire quanto e come l’azienda sia lontana dal modello di Wellness Organizzativo®. Dal risultato ottenuto si può partire progettando, in modo coerente e strutturato, esperienze multidimensionali che coprano le dimensioni più carenti dal punto di vista del benessere organizzativo.

I partecipanti al workshop hanno potuto approfondire il tema del Wellness Organizzativo® anche attraverso l’esperienza concreta di due grandi aziende del territorio nazionale confrontandosi direttamente con Fabio Belli, CEO di Fagioli Group Spa, importante realtà che da oltre 60 anni opera nel settore dei trasporti e dei sollevamenti eccezionali, e Roberto Buzio, Direttore HR di Verallia Italia, uno dei tre maggiori produttori mondiali di contenitori in vetro per alimenti.

Nonostante queste realtà organizzative (e le loro relative esperienze) siano completamente diverse tra loro, entrambi hanno concordato nel sottolineare come il benessere organizzativo debba essere la base, la “scatola ambientale” come è stata definita da Fabio Belli, perché l’azienda possa orientarsi per raggiungere i suoi obiettivi di business. Grazie alle esperienze concrete riportate dai relatori, così come alle simulazioni e alle esercitazioni che sono state effettuate in piccoli gruppi e successivamente condivise con il resto dei partecipanti, possiamo provare ad elencare, come risultato emerso dal workshop, alcuni punti fondamentali che non possono mancare nella progettazione di un’esperienza di Wellness Organizzativo®:

  1. valutare e analizzare approfonditamente il contesto aziendale nel quale si andrà ad operare;
  2. valutare e, possibilmente, cercare di creare un alto grado di committment da parte dei vertici aziendali;
  3. prestare un’elevata attenzione a tutti gli aspetti comunicativi (verbali e non verbali, diretti e indiretti) che riguardano la diffusione del progetto di Wellness Organizzativo®, così da evitare gli impatti distruttivi destati da messaggi disconfermanti;
  4. legare tutti gli aspetti del progetto a momenti di valutazione della sua stessa efficacia, cercando di scegliere indicatori che siano il più possibile legati alla realtà operativa dell’organizzazione, con un lavoro in team insieme alla linea;
  5. aprire le porte al dialogo continuo con tutti gli attori coinvolti, direttamente o indirettamente, nel progetto, cercando di non evitare il confronto con l’altro per paura del conflitto, che invece può e deve essere vissuto come una risorsa per il miglioramento continuo dell’intera vita aziendale.

Provando a ragionare su come poter calare questo modello nella propria realtà organizzativa, ognuno dei partecipanti si è accorto di quante e quali possano essere le difficoltà che si affronterebbero nella progettazione e nell’attuazione di interventi di questo tipo; la sfida che rimane aperta è quindi quella di riuscire a piantare nella quotidianità lavorativa, ognuno partendo dal “proprio orticello”, i semi del wellness organizzativo® e imparare, giorno dopo giorno, a prendersi cura dei frutti che nasceranno.

 

Simona Moliterno, Psicologa del lavoro