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29 ottobre 2013

Patrizia Musso, consulente IEN, direttrice di Brandforum.it e docente di Storia e linguaggi della pubblicità presso l’Università Cattolica di Milano, in occasione del convegno “Comunicazione aziendale in sanità. Trend, rischi e opportunità” ha descritto quella che oggi viene comunemente chiamata la salute 2.0 analizzando il contesto comunicativo di riferimento e facendo alcune riflessioni sull’uso e l’impatto che i social nwtwork hanno e possono avere nelle aziende sanitarie.

Dopo viaggi e turismo la salute è il terzo argomento più cercato nei motori di ricerca. I dati tratti da alcune indagini realizzate da testate di settore e da istituti di ricerca dicono che tendenzialmente l’81% degli italiani almeno una volta ha cercato delle indicazioni che stanno all’interno della sfera medica ed il 45% cerca le informazioni sulla propria salute prima di rivolgersi al medico.  Questo sta cambiando un pochino le dimensioni di relazione nel primo contatto medico-paziente.

Se ci si sposta a livello mondiale questo dato aumenta: il 59% dei pazienti arriva a sostituire il medico. Quindi si ha un problema di rilievo perchè non si va più dal medico ma si cerca la risposta on line. Questo sta creando uno scenario che viene comunemente chiamato della salute a portata di mouse. Ci sono tantissimi siti, portali, forum e pagine più o meno autorizzate che veicolano e distribuiscono informazioni sulla salute, notizie sui farmaci e sugli ospedali. Quindi si stanno sviluppando da un lato informazione sulla salute a portata del cittadino e dall’altro la tentazione di utilizzare il web come luogo di ricerca dei sintomi. Per indagare questo fenomeno è nato un filone di ricerca sulla problematica dell’automedicazione. Non è un semplice cercare prima di andare dal medico, ma un vero e proprio sostituire la funzione certificata del medico e procedere autonomamanete.

Una seconda dinamica molto attiva a livello internazionale ma che sta arrivando anche da noi, è quella della moltiplicazione di forum e spazi sociali nello scambio d‘esperienze. Ciò fa parte della cultura della rete, dello scambio tra pari. Si cerca di abbattere un ruolo che prima era ben definito nel contatto col proprio medico e lo si sostituisce con una persona che probabilmente non si conosce attivando delle “soluzioni tra pari”.

La terza dimensione che sta emergendo è quello della delicatezza di alcuni problemi. Qui si rientra nella dimensione di comunicazione one to one della difficoltà di parlare col proprio medico e con il mondo sanitario di determinati problemi delicati. Paradossalmente la rete ed i social diventano un luogo più facile, senza barriere, dove sembra sia più semplice parlare di tematiche che, per pudore, non si ha il coraggio di affrontare col proprio medico.

Infine non si deve dimenticare l’altra metà dello scenario: i medici 2.0. Non solo in Italia ma a livello internazionale si sta verificando un aumento di medici che diventano fruitori d’informazione; ci sono tantissimi social network di professionisti della salute che parlano tra  di loro, si scambiano informazioni e ricerche. Così come è aumentato il numero di medici iniziano a presidiare in modo più autorevole e affidabile la rete. C’è la necessità di prendere in modo legittimo la parola sulla rete, su un luogo dove le informazioni circolano e c’è bisogno di ricordare la fonte autorevole.

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