In questo libro, Paul Krugman, premio Nobel per l’economia 2008, individua le origini della crisi finanziaria, economica e politica che ha colpito USA ed Europa e illustra in modo chiaro cosa, a suo avviso, si dovrebbe fare per porre fine alla deriva economica a cui ci stiamo abbandonando a forza di false interpretazioni e false ricette.
La Grande Recessione è iniziata nel 2008 negli Stati Uniti. Ha immediatamente contagiato l’economia mondiale e continua ad aggravarsi. Tra fatalismo e paura, aspettiamo l’evolvere degli eventi. Ma come siamo finiti in questo vicolo cieco? E perché, chiede Krugman, “i cittadini dei paesi più avanzati del mondo, paesi ricchi di risorse, talenti e competenze stanno ancora soffrendo”?
Se le opinioni diventano dogmi e chi ricopre posizioni decisionali li accetta passivamente, ci ritroviamo in situazioni come quella attuale in cui un approccio “moralistico”, come lo definisce lo stesso Krugman, porta a vedere come giusto imporre rigore e sofferenza a chi ha sbagliato in passato indebitandosi oltre le proprie capacità.
L’aver spostato l’attenzione dalla disoccupazione all’ordine dei conti pubblici è per Krugman il peccato originale da cui dobbiamo liberarci quanto prima: ogni giorno che passa, la crisi è più difficile da invertire. Questo genere di politiche, infatti, impedisce al motore dell’economia di riavviarsi e di rendere quindi i debiti ripagabili attraverso la produzione ed il lavoro.
Riflessioni significative in un momento come quello attuale in cui è molto importante essere informati e proattivi nel richiedere le politiche più giuste per tutti.