di Michela Avanti
Neurosystemics n 23/2023
Il concetto di lavoro, come fulcro centrale della vita, sta subendo una profonda trasformazione, specialmente tra i giovani.
E’ quanto emerge dal Rapporto Censis “Il senso del lavoro nella comunità produttiva e urbana di Bologna”, che raccoglie i risultati delle indagini riguardanti Bologna e di una survey sullo stabilimento Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna (a cui hanno partecipato circa 300 dipendenti) svolte nel corso del 2023. Dal rapporto si evidenzia una crescente inclinazione a ricercare posizioni lavorative che offrano flessibilità, consentendo di dedicare tempo agli interessi personali al di fuori dell’ambito lavorativo e a scegliere luoghi di lavoro che abbiano a cuore la qualità della vita dei dipendenti, l’ambiente, la diversità, l’inclusione e la salute mentale.
I cambiamenti valoriali cui stiamo assistendo, stanno avendo un impatto significativo sul mercato del lavoro degli ultimi anni; nonostante il numero degli occupati abbia raggiunto, nel novembre 2023, il livello più alto mai registrato in Italia (con oltre 23 milioni di persone impiegate), dal 2012 al 2022 si è verificato un decremento di circa 360.000 giovani lavoratori di età compresa fra i 15 e i 34 anni.
Negli stessi anni, il numero di lavoratori con almeno 50 anni di età è aumentato (2,7 milioni in più rispetto agli anni precedenti), ma, contrariamente, il totale dei giovani, che pur essendo in età lavorativa non lavorano e non sono alla ricerca di un lavoro, ha superato i 12 milioni.
L’indagine Censis, per cercare di comprendere al meglio il trend attuale, ha analizzato l’opinione degli italiani sul lavoro e, nello specifico, sul ruolo che quest’ultimo ha nella loro vita. La ricerca ha rivelato che circa due terzi degli intervistati considerano il lavoro solo un mezzo per garantirsi un reddito e non lo ritengono più elemento centrale nella vita delle persone.
Chi cerca un nuovo lavoro è spinto principalmente da motivazioni finanziarie o esplora altre possibilità alla ricerca di un maggior riconoscimento delle proprie competenze professionali e opportunità di carriera.
Inoltre, tre quarti degli italiani ritiene che, nonostante il mercato del lavoro in Italia offra diverse possibilità, si ricerchino ruoli poco qualificati e sottopagati. Quest’ultima evidenza spiegherebbe il mismatching tra le opportunità che il mercato offre e i desideri e le aspirazioni professionali dei candidati che ricercano un impiego rispondente al loro percorso formativo.
Attualmente stiamo assistendo ad un progressivo superamento della visione del lavoro come mezzo unico e primario di realizzazione personale. Avere del tempo libero da dedicare a se stessi, ai propri cari e alle proprie passioni, assume sempre più valore e rilevanza, soprattutto per le nuove generazioni. Per il 76% dei giovani (tra i 18 e i 34 anni), intervistati nell’indagine Censis, un’ora di lavoro aggiuntiva deve avere un compenso tale da giustificare la rinuncia a un’ora del proprio tempo libero. La tendenza al “disengagement” lavorativo ha preso sempre più piede dopo la Pandemia da COVID-19 e si è manifestata in fenomeni come la “Great Resignation” e il “Quiet Quitting”. Questo periodo ha portato le persone a prendere più consapevolezza del tempo limitato a disposizione e, di conseguenza, a riconsiderare le proprie priorità.
L’attuale cambiamento culturale di valori richiede una riflessione approfondita sul lavoro, sul ruolo che oggi occupa nella vita delle persone, in particolare dei giovani e di conseguenza, necessita un ripensamento dei paradigmi consolidati.
Le organizzazioni per continuare a essere attrattive non possono più rimanere ancorate ai sistemi valoriali del passato, ma dovrebbero tenere presente che, in questo tempo, le persone chiedono di essere poste al centro, non sono più disposte a trascurare i propri interessi personali e il proprio benessere psico-fisico.