All’inizio del XVII secolo, in Paraguay, un gruppo di gesuiti italiani realizzò un progetto di cui si sarebbe parlato a lungo: le “riduzioni”; una rete di villaggi-monasteri dove l’organizzazione del lavoro conciliava la produttività con l’equità, il profitto con il benessere delle persone che ci lavoravano dentro. Quel “sogno” coinvolse, in 150 anni, circa 150.000 indios, ma finì male.
75 anni fa Adriano Olivetti assumeva la direzione dell’azienda paterna, che avrebbe in poco tempo portato a competere con i colossi internazionali; il suo modello di ”impresa sociale”, in cui armonizzare lo sviluppo industriale con la motivazione e la partecipazione delle persone, fece crescere l’azienda moltissimo: in poco più di un decennio la produttività aumentò del 500% e il volume delle vendite del 1.300%.
Questa visione dell’organizzazione del lavoro è stata ripresa più volte, in diversi modi e con diverse fortune. Su questo il nostro Paese è stato spesso in prima fila: basti solo ricordare come ulteriore esempio la storia del movimento cooperativo (bianco o rosso che sia).
Questo modello ritorna periodicamente alla luce tutte le volte che le difficoltà (create dall’aumento della complessità, dell’imprevedibilità, delle turbolenze causate dall’impatto di nuovi paradigmi) sembrano costringere le società a uscire dalla ripetitività, a cercare nuove strade, a fare un salto.
Oggi quindi se ne riparla, magari con nomi diversi e inglesi: corporate social responsibility, work-life balance, corporate welfare, great place to work, fringe benefit, …
Le domande chiave, invece, sono sempre le stesse: “Siamo capaci di costruire ambienti di lavoro dove si possa star bene? Organizzazioni dove lavorare sia un piacere? Dove ci si possa sentir liberi di esprimere dissenso? Dove ci venga voglia di dare il massimo? E’ possibile essere felici lavorando profittevolmente per le nostre aziende?“
Alcune risposte sembrano essere positive e cresce il numero delle organizzazioni che provano a mettersi in cammino per questo difficile, quanto promettente percorso. I vantaggi sono stati più volte elencati (forse per aumentare la voglia dei viaggiatori), ma il cammino spesso appare lungo e in salita.
PROGRAMMA DELLA GIORNATA
chairman
Walter Passerini
Giornalista (Sole 24 Ore), Docente Università Cattolica
Proiezione di un filmato
Wellness Organizzativo
Felicità, economia, azienda e individuo: un incontro possibile?
Marco Rotondi
Presidente IEN
Un ambiente di lavoro orientato alle persone
L’approccio del Gruppo IKEA e l’esperienza in Italia
Alessandro Gallavotti
Human Resources Manager, IKEA Italia
Question Time 1
Domande per cogliere le opportunità offerte dalle esperienze
e dalle riflessioni fatte dai relatori
Gruppi di lavoro
lunch-buffet d’autunno
Ascolto di un brano musicale
Come una multinazionale americana affronta il tema
Successi e criticità dell’esperienza italiana
Giuseppe Nicoletti
Manager of Human Resources, IBM Italia
Come un azienda italiana affronta il tema
Progetti e risultati: un primo bilancio del percorso
Massimo Giuliberti
Direttore Personale e Organizzazione, Martini e Rossi
Stare bene in azienda
Il benessere attraverso l’empowerment
Marco Campiglia
Direttore Risorse Umane, Organizzazione, Qualità BMW Italia
Question Time 2
domande per cogliere le opportunità offerte
dalle esperienze e dalle riflessioni fatte dai relatori
Gruppi di lavoro
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