Oneste o menzognere, dirette o restie, rispettose o brutali le parole sono parte essenziale della cura: possono potenziarla o comprometterla. Le parole della cura sono comunque parole difficili da pronunciare, e per questo richiedono delicatezza, equilibrio e soprattutto onestà. Utilizzando proprio il criterio dell’onestà, Sandro Spinsanti esamina le “conversazioni” che si svolgono nei diversi scenari del percorso di cura: l’ambito familiare, che precede e accompagna la cura affidata ai professionisti; il contesto clinico in cui hanno luogo gli scambi verbali; quello sociale del sistema pubblico dei servizi sanitari.
Da questa analisi, condotta con lo stile ironico e colto a cui Spinsanti ci ha abituati, emerge con chiarezza il concetto che le parole oneste sono quelle che presuppongono un ascolto e che possono nascere solo in una conversazione che coinvolga tutti coloro che partecipano al processo di cura (professionisti sanitari e reti sociali, familiari e intimi dei pazienti), gestendo le differenze e facendo parlare tra loro mondi morali diversi.
Se a incontrarsi sono cittadini informati e consapevoli e medici competenti tanto nelle scienze biomediche quanto nelle medical humanities, è possibile praticare una medicina diversa, con una qualità etica positiva, che sia anche un prezioso punto di partenza per contrastare l’uso sempre più diffuso di parole malate. Perché se c’è un luogo in cui le parole devono rinunciare a essere armi contundenti e diventare veicolo di civiltà è proprio là dove la corporeità mostra la nostra fragilità.